Muta - quale scegliere?
- Matteo Oliveri
- 24 lug
- Tempo di lettura: 4 min
Se ti stai avvicinando al mondo dell’apnea o della subacquea, o se stai semplicemente pensando di cambiare l’attrezzatura, prima o poi ti troverai davanti alla fatidica domanda: che muta scelgo? Umida, semistagna, stagna? Da 3, 5 o 7 millimetri? In neoprene o in trilaminato? E poi, è vero che quelle da apnea sono completamente diverse da quelle per l’ARA?
In questa guida cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, andando oltre le schede tecniche e accompagnandoti nel capire quale muta può davvero fare al caso tuo, in base a dove ti alleni, quanto spesso ti immergi e che tipo di attività vuoi praticare.

A cosa serve davvero una muta?
La muta è la tua seconda pelle sott’acqua. Serve a proteggerci dal freddo, perché anche in estate – o in piscina – l’acqua sottrae calore al corpo molto più velocemente dell’aria. Ma non è solo una questione di temperatura: una muta ben scelta aiuta a muoversi meglio, a restare rilassati più a lungo e a sentirsi sicuri e protetti, anche durante le prime esperienze in profondità.
Mute umide, semistagne e stagne: le differenze che contano
Quando si parla di mute, la prima grande distinzione è tra umide, semistagne e stagne. Non sono semplici varianti: cambiano comfort, performance, manutenzione e – ovviamente – prezzo.
Le mute umide
Sono le più comuni tra chi pratica subacquea ricreativa. Aderiscono al corpo ma lasciano passare una piccola quantità d’acqua, che si riscalda con la nostra temperatura corporea e crea uno strato isolante.Sono realizzate in neoprene, disponibili in diversi spessori e tagli, e vanno benissimo per la maggior parte delle immersioni in acque temperate.
Ideali per chi inizia o si immerge nel Mediterraneo in primavera ed estate. Non sono pensate per immersioni profonde o invernali.
Le semistagne
Rispetto alle umide, offrono un isolamento maggiore. Le cerniere sono stagni, le guarnizioni su polsi e caviglie impediscono l’ingresso dell’acqua, e il neoprene è spesso più spesso e rigido.Restano comunque delle mute “bagnate”, ma la quantità d’acqua che entra è minima, e questo fa una grande differenza sul comfort termico.
Sono perfette per immersioni autunnali o per chi vuole immergersi tutto l’anno senza passare alla muta stagna.
Le stagne
Le mute stagne fanno un salto di qualità: non entra acqua. Sono pensate per immersioni in acque fredde, per chi fa molti tuffi in inverno, in lago o in profondità.Sotto si indossa un sottomuta, come se ci si vestisse a cipolla. E per usarle serve un po’ più di esperienza: bisogna imparare a gestire l’aria all’interno, le valvole e il galleggiamento.
Ne esistono due tipologie principali:
In neoprene: offrono maggiore isolamento termico e galleggiamento, sono più morbide ma meno durevoli.
In trilaminato: più leggere, resistenti e asciugano rapidamente, ma richiedono sottomuta più tecnico.
Una muta stagna è un investimento importante, che ha senso fare solo quando si ha un buon livello di autonomia e si è pronti a immergersi anche nei mesi più freddi.
Quanto deve essere spessa una muta?
Qui entrano in gioco tre fattori: la temperatura dell’acqua, la durata dell’immersione e la tua personale sensibilità al freddo.Ecco una regola generale:
3 mm: perfette per acque calde (sopra i 24°C), apnea estiva o piscina.
5 mm: la scelta più versatile per immersioni ricreative in Mediterraneo.
7 mm: necessarie in acque fredde, laghi, immersioni profonde o d’inverno.
Per chi si immerge a Milano o in Nord Italia, una muta umida da 5 mm è un ottimo punto di partenza. Si può sempre aggiungere un corpetto o un sottomuta per aumentare l’isolamento in inverno.
Le mute da apnea: leggere, flessibili e scivolose
Chi si dedica all’apnea ha esigenze diverse. Non servono zavorre pesanti né bombole: si cerca la massima libertà di movimento e idrodinamicità.Per questo le mute da apnea sono molto più leggere, elastiche e aderenti rispetto a quelle da subacquea. Di solito non hanno cerniere e sono realizzate in neoprene “smooth skin”, con superficie liscia all’esterno per scivolare meglio in acqua.
Queste mute vanno indossate con attenzione, spesso con l’aiuto di lubrificanti a base d’acqua, e sono più delicate. Ma regalano un comfort impareggiabile per chi si allena in assetto costante o fa discese profonde.
Apnea o ARA? Due mondi, due mute

Le differenze tra una muta da apnea e una da ARA non sono solo estetiche. Cambia tutto: taglio, spessore, materiali, elasticità. E cambiano anche le esigenze di chi le usa.
La muta da subacquea dev’essere resistente, isolante, facile da indossare, spesso con cerniera e rinforzi sulle ginocchia.
Quella da apnea dev’essere una seconda pelle: leggera, scivolosa, flessibile.
Usare una muta da apnea per fare subacquea con le bombole è rischioso: si rovina facilmente, non isola a sufficienza e può dare problemi con la gestione dell’assetto. Allo stesso modo, con una muta da ARA rigida e spessa non riusciresti mai a goderti una discesa in apnea.
In sintesi
Se stai iniziando un corso di apnea o subacquea e non sai ancora che muta comprare, affidati ai consigli degli istruttori. In base al periodo dell’anno, al tuo livello e alla frequenza delle immersioni, sarà più facile capire se ti serve una muta da 3 o da 5 mm, liscia o foderata, con o senza cerniera. E magari potrai provarne più di una prima di decidere.
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Per chi è alle prime armi, questa fase è fondamentale. E per chi è già esperto, confrontarsi con altri sub e apneisti è il modo migliore per scoprire nuove soluzioni. Scopri i prossimi corsi in partenza o contattaci per saperne di più.



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