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  • Mantestrega

Una sorpresa per Alessandro

Conosco Alessandro da una vita. E’ un subacqueo davvero esperto e di tutto rispetto, nel consiglio direttivo del Goggler club Milano, uno dei più antichi, o forse il più antico dei club subacquei. Da ragazzi, pur frequentando Zoagli entrambi, siccome lui ha qualche anno più di me, non eravamo nella stessa compagnia: lui stava nel gruppo dei grandi, che andavano a ballare al Covo, mentre noi ragazzini ancora non potevamo, e allora ciondolavamo in piazza, alla sera, invidiando molto quelli là, i grandi, più fortunati.

Ai tempi io, pur appassionata di folletti di mare, non ero una subacquea, mentre lui già cominciava. Alessandro è oltremodo competente, meticoloso, informato, preciso in materia subacquea e in materia di pesci del mediterraneo… legge tutto SUB, ma davvero tutto, perciò è meglio del motore di Google se ti serve una informazione, un confronto tra due attrezzature, in vista di un acquisto.

Ci siamo ritrovati, Alessandro e io, dopo decine di anni, a Zoagli. Frequentiamo due diving diversi, ognuno ha il suo giro di amici, non ci immergiamo mai insieme. A volte casualmente ci vediamo , nel parco di Portofino, su due barche diverse, e allora ci strilliamo saluti da una barca all’altra. Tutto qua. Però, quando, in genere nel week-end, lasciamo il mare a disposizione dei subacquei della domenica, a volte ci troviamo, a Zoagli, per fare snorkeling insieme; io mi metto, solo con pinne e maschera, in un certo punto della scogliera, e lui arriva, puntualissimo e riconoscibilissimo, con palloncino regolamentare, percorrendo una traiettoria, nel nuoto, assolutamente rettilinea e precisa; come arriva davanti al mio scoglio, mi butto, lo raggiungo, e partiamo, paralleli, In genere verso la Tana del Prete. Questo è un bel un punto della scogliera dove arrivi solo via mare: una volta c’era una bella spiaggetta, che ormai è sparita da secoli. Sono rimaste, sott’acqua, delle belle fessure da visitare in apnea, a strapiombo su un fondale di pochi metri: sopra l’acqua, invece, c’è un’ ombrosa rientranza della costa, una grotta freschissima nel solleone estivo, lambita dall’acqua bassa, piena di pomodori di mare e granchi di tutte le taglie; non manca un comodo gradino naturale per salire a riposarsi, dopo la nuotata. Un posto dove si va –e si sta- volentieri, tra rocce a strapiombo, ornate di maestosi pini d’Aleppo aggrappati alla scogliera, e gabbiani urlanti, a guardia del nido.

Ma torniamo ad Alessandro: non solo sulle attrezzature, anche sugli animali del mediterraneo, e in particolare su quelli che frequentano Zoagli, è assolutamente ferratissimo. Stupirlo mostrandogli una cosa che non ha mai visto, qui nel mare di casa, parrebbe impresa disperata. Eppure… sentite qua.

Un giorno della scorsa estate, mentre sul mio scoglio sto aspettandolo per il nostro appuntamento acquatico, butto lì questa considerazione, tra me e me:”certo che sarebbe bello oggi trovare qualcosa di davvero inconsueto… far vedere ad Alessandro una cosa che non ha mai visto, qui, nel mare di casa …ah, sarebbe una soddisfazione!”

Dopo di che non ci penso più: lo vedo arrivare, mi butto , andiamo. E’ una giornata coperta, la visibilità non è eccellente; ma noi ci divertiamo lo stesso. Doppiamo il Capo delle Salpe, percorriamo il tunnel del granchio Bamivo, superiamo la baia della teleferica, arriviamo alla Tana. Lì davanti ora c’è un piccolissimo isolotto, di recente formazione, nato dopo la franata di un paio di anni fa; e proprio intorno a questo isolotto io comincio subito a immergermi; sono in cerca di orecchie di mare, che brillano come perle, o di sassi bianchi dalla forma elegante, che poi mi porto in giardino per fare aiuole ai miei folletti di terra.

Anche Alessandro scende e mi indica, con occhi cui nulla sfugge, ora un sarago pizzuto, ora una piccola timida cernia in livrea giovanile, ora una donzella pavonina, sfacciata e intraprendente, che si avvicina molto. Io questa qui la conosco bene. Anche lei mi conosce bene. Alessandro non sa che spesso io vado alla Tana Del Prete con la focaccia ligure, a sfamare tutti questi folletti. Ma decido di non dirglielo; magari lui appartiene alla schiera degli SVP (Subacquei Veramente Perfetti), quelli che sostengono che non bisogna dare niente ai pesci, per non abituarli male (figuratevi, con tutti i pescatori con la lenza, fermi sulla passeggiata di Zoagli con succulenti bocconcini all’amo!)

Comunque: a un certo punto vedo, addirittura dalla superficie, dove sono appena risalita, una roba strana, diciamo 4 metri sotto (forse anche meno). Una roba che si muove un po’, striscia su uno scoglio. La indico al mio compagno: “Che cos’è quella roba ?”

“Ah, non so… una grossa patella, direi… bella grossa!”

“Strano, però, c’ha intorno tutta una roba gonfia! Vado a vedere!”

Scendo. Mi stupisco molto, è proprio una cosa viva; provo a mandarle messaggi interrogativi, ma non sento alcuna risposta. Sono in dubbio; va a finire che la prendo in mano, con una certa circospezione, e la porto in superficie. La osserviamo in due; appare come una bistecca ovale, di almeno una quindicina di centimetri, bella spessa (come un ricco filetto di manzo, appunto), giallina nel colore e piuttosto consistente; nel centro della bistecca c’è come un cappellino, che sembra proprio una patella, è una patella, direi; una grossa patella, per forma, colore, aspetto. Frangette, ghirigori, verruchine di carne tutto intorno. Siamo entrambi perplessi. Mah! Comunque riporto giù la “cosa”e la rimetto esattamente nel punto, visibilissimo per l’impronta nuda lasciata sulla roccia, dove l’ho prelevata. Ok, l’ho disturbata per una ventina di secondi. D’accordo, non dovevo, ma la sete di conoscenza non ce la vogliamo mettere?

Cominciamo ad aver freddo, ritorniamo. Io mi fermo al mio solito scoglio, lui continua verso la spiaggia principale. E’ inteso che sarò io a cercare notizie sullo strano incontro- dato che lui a Zoagli non ha un accesso comodo a Internet; poi gli farò sapere.

Subito, a casa, inizio la ricerca. Non è stato difficile trovare nome, cognome, abitudini dello strano folletto; ci sono anche un sacco di foto, è proprio lui: un esemplare di umbraculum mediterraneum, definito, a seconda dei siti, raro, oppure non comune, in ogni caso dalle abitudini notturne, mai presente prima dei 15 (secondo altri 20) metri di profondità. Di giorno pare che dorma, ben nascosto tra le fessure delle rocce.


Mando una mail con tutta la documentazione, anche fotografica, al mio amico. Lui mi risponde subito: “Caspita, non si impara mai abbastanza!”

E così, ricordate che, subito prima dello snorkeling, avevo sperato di trovare, e di mostrare proprio a lui, qualcosa di strano? Questo umbraculum è venuto su fino a 4 metri e si è messo a passeggiare di giorno, in bella vista; in una parola ha fatto tutto il contrario di quello che fa di solito! Per chi, se non per fare un piacere a Mantastrega? Ancora qualcuno pensa che i miei folletti dell’Amicomare siano un’invenzione letteraria? Alessandro, lo so, la vede così, e continuerà a farlo.




Autrice: Ottima subacquea, la professoressa Antonella Alessandri, oltre ad insegnare, da più di cinque anni scrive sulla prestigiosa rivista “SUB Underwater Magazine” con lo pseudonimo di “Mantastrega” raccontando divertentissime storie dei suoi incontri con i pesci di tutti i mari del mondo.

Frequentatrice abituale anche di un borgo del levante ligure, da molti anni conosce un nostro vecchio socio e da una delle loro numerose nuotate effettuate assieme con maschera e pinne ha tratto questo articolo pubblicato sul numero di Settembre 2015 della rivista SUB i cui editori Guido Pfeifer e Flory Calò, che ringrazio, hanno gentilmente concesso il nulla osta alla pubblicazione sul nostro notiziario.









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